Oggi voglio parlare di forse quello che è stato l'apice di una Band che ha segnato le sorti del Gothic Metal: "
Velvet Darkness They Fear" degli ormai scomparsi
Theatre Of Tragedy.
Dopo il ritiro per sempre dalle scene nel 2010 ed un commovente ultimo Live show, "Last curtain call"(che si conclude con la malinconia di tutti: fan che piangono disperati sotto al palco, gli sguardi tristi dei componenti e la consapevolezza di aver dato forse tutto ad un genere ormai "spremuto" da chiunque e anche male a volte),
sembra che nell'immaginario collettivo i Theatre Of Tragedy siano rimasti come una band dalle atmosfere
struggenti, depresse e nobili allo stesso tempo.Un gruppo che non ha mai raggiunto un enorme successo commerciale(e ci ha anche provato in un dimenticabilissimo periodo "Techno-Industrial" che per fortuna è stato ripudiato anche da loro stessi),i loro brani non sono mai stati facili da capire e di sicuro non adatti a tutti.
Già dall'immensa copertina,
Velvet Darkness They Fear mette in scena il contrasto di "Amore/Odio" verso la vita, "L'eleganza e la morte dell'essere" allo stesso tempo.
È il secondo Album in studio della Band e siamo nel 1996.
Come già affermato nell'esordio "Theatre Of Tragedy", troviamo ciò che ha ispirato migliaia di Band Gothic(e non) nella storia del Metal, il contrasto "Beauty and the Beast": Due voci che si alternano e si sovrappongono per tutta la durata del disco, una maschile(Growl) e una femminile(Soprano).
Questa trovata canora funziona e accompagna delle liriche su tutto ciò che turba e affascina l'essere umano tramite l'uso di un linguaggio arcaico(Ogni testo è scritto in Middle English fatta eccezione per "Der Tanz Der Schatten" che è in Tedesco) in cui ciò che conta è scavare dentro se stessi e lasciarsi trasportare verso mete sconosciute.
La componente strumentale del disco è efficace sotto ogni punto di vista:
- Le tastiere/synth/Piano sono ciò che tiene attaccati gli arrangiamenti, con passaggi spesso semplici e geniali che ricordano quasi atmosfere medioevali e risvegliano una nostalgia perduta all'ascoltatore
- Le chitarre e il basso formano un muro sonoro sempre ispirato e che ricorda molto le influenze Death/Doom Metal di "Gothic" dei Paradise Lost.
- La Batteria non eccede mai e non si perde in tecnicismi inutili preferendo accompagnare dignitosamente gli arrangiamenti: Il lavoro svolto dal batterista Hansen è una delle trovate più riuscite in assoluto ed è capace di emozionare con poco.
Se davvero pensate di saper ascoltare Musica sentite questo Album dall'inizio alla fine. È impossibile non finire l'ascolto senza un senso di malinconia dentro che probabilmente continuerà...Read the whole post...
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